Stiamo assistendo a uno spettacolo”. Criminalizzare il silenzio mi pare sia stato uno degli elementi più inquietanti: si è giunti al punto tale che i vari Sciascia e Moravia hanno dovuto parlare dicendo cose praticamente inutili.  Vediamo profilarsi il discorso che faceva Baudrillard quando venne qui a Bologna. Direi si possa parlare di violenza dell'implosione e cioè violenza in qualche modo del silenzio. E ci si è scagliati veramente come inquisitori contro il silenzio, un silenzio da “loro” considerato demoniaco, sia che provenisse dagli intellettuali sia, e in questo caso ancor più satanico, dagli operai. La grande cosa che è scaturita dal ’77 mi sembra sia stata l’uscita dal politico: ed è proprio questo che ha fatto paura a tutti. Il terrorismo che stiamo vivendo in questi giorni, per le istituzioni, è meno inquietante dei discorsi totalmente fuori dell’ambito politico che dal ’77 venivano sino al congresso di settembre. È la vittoria delle Br contro una sorta di ortodossia del politico. La cosa più strana è che da una parte le Br hanno una logica stalinista-leninista, e dall’altra le dichiarazioni rilasciate soprattutto da esponenti del Pci non mi sembrano meno leniniste o staliniste. La violenza del silenzio e della passività non si può collocare né nel terrorismo né nel politico: quindi questa violenza della passività che si è aperta nel ’77, questo grande spazio al di fuori della politica, fa molta paura alle istituzioni. Questa passività, con la sua violenza, mi fa sperare che proprio quell’area dell’autonomia dal politico che si è eretta nel marzo scorso, resista fuori dalla politica, e che nessun fuoco incrociato terrorismo-anti-terrorismo, terrorismo contro terrorismo o stato anti-stato, possa ricondurre all’interno di essa. Stiamo assistendo a uno spettacolo. Nonostante tutte le sparate di radio e televisioni su fatti umani e morali che ci hanno ormai veramente annoiato, rimane questo fatto: l’indifferenza e la passività di un pubblico che sta a guardare qualcosa che non lo riguarda. Quello che poteva apparire come mancanza di presa di coscienza, probabilmente era già un qualcosa poi acquisito in pieno, era già in fondo la passività delle masse implosive, la violenza della passività delle masse implosive. La politica a quel punto come la passività è apparsa in tutta la sua violenza contro le istituzioni. Questo è oggi l’atteggiamento delle masse. In fondo Baudrillard direbbe “è una sfida di morte”. Io direi: è una sfida in cui c’è vita e morte. Tutto sommato la rabbia che i rappresentanti dei partiti esprimono nei loro interventi è direttamente proporzionale al calare dalla reazione da parte delle folle che chiaramente non rispondono più. Non solo un’area di autonomia dall’ambito politico è rimasta in piedi, cosa questa ormai assodata e fondamentale, ma lo è stato anche un certo “antiumanesimo”, perché, se vogliamo, lo scontro frontale fra Br e stato è uno scontro fra due forme di umanesimo e di soggettualità. Dinanzi a noi c’è proprio questo assoluto anti-umanesimo, che è stato poi il superamento del moralismo della scuola di Francoforte. E lo si nota in modo chiarissimo: da una parte la lotta fra due umanesimi di tipo soggettivistico che ancora pensano la storia o l’anti-storia, dall’altra il ghigno dell’osservatore davanti a questo spettacolo.



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